C’è che in questa bolla dolce di mammitudine in cui sono immersa da due anni, sento fortemente che rivoglio la mia vita. Di donna.
Non generalizzo e non estremizzo, non faccio capricci né di tutta l’erba un fascio. Non rinnego quanto sia stupenda la maternità: anzi, non passa giorno che non mi innamori nuovamente e sempre più perdutamente dei miei figli. Che non sia più che ripagata, attraverso di loro, delle fatiche, delle ore di sonno mancate, delle occhiaie e delle arrabbiature.
Ma c’è un ma. C’è che in questa bolla dolce di mammitudine in cui sono immersa ormai da due anni, sento fortemente il desiderio di riavere indietro la mia vita. Che sicuramente non sarà più quella di prima, ma altrettanto sicuramente non è solo la vita da mamma. Io, il più presto possibile, rivoglio la mia vita di donna.
Rivoglio il mio corpo. E’ stato affascinante e commovente vedere il mio corpo farsi culla e poi nutrimento per i miei bambini, ma fino ad un certo punto. Da lì in poi, la “commozione” è data non dal fascino bensì dallo scoramento di essermi allontanata (forse per sempre?) da corpo in cui ho imparato a sentirmi donna.
Io rivoglio il mio corpo: voglio rivedermi senza pancia, con le cosce più sottili e i muscoli tonici. Voglio non sentirmi più agile come mia nonna quando mi chino per raccogliere qualcosa. Voglio vedermi di nuovo con la schiena dritta e le spalle ben aperte; anche se quel chiudersi in avanti è l’abbraccio in cui racchiudo il mio bebè.
Merita un capitolo a parte, rivoglio le mie tette. Non è passato neanche un mese e già non ne posso più di dire “titte”: titte che si gonfiano e si sgonfiano come palloncini, titte dolenti dal non poterle sfiorare, titte grondanti latte, titte da mettere – obbrobrio – nel tiralatte. Rivoglio le mie tette, con la E. Piccole e per questo da me tanto denigrate, ma mie. Di misura stabile, non doloranti, che se ne stanno al loro posto silenziose fino al momento di fare la loro bella apparizione; a piacere e bisogno mio, però.
Rivoglio il mio tempo. Si dice che le mamme abbiano poco tempo; in parte è vero, ma non è questo il problema. Il problema è non potere gestire il nostro tempo: il problema è non poter pianificare nessuna azione, dal fare la pipì al partecipare ad un congresso di filosofi, con l’assoluta certezza di poterla completare. Perché il più delle volte la devi rimandare, interrompere, forse riprendere, probabilmente accelerare. E comunque, qualsiasi cosa fai, la vivi con l’inquietudine di animo di sentirti chiamata da un momento all’altro. Io rivoglio il mio tempo: poco o tanto che sia, ma da gestire come dico io.
Rivoglio il mio guardaroba. L’ho declutterato, l’ho selezionato, l’ho disposto con precisione geometrica e in scala cromatica nell’armadio, l’ho arricchito con nuovi pezzi. Adesso il guardaroba vorrei poterlo usare, e non solo rimirare. E invece ne utilizzo, anzi ne usuro, solo una minima parte composta da pantaloni della tuta (‘ndo vado oltre al giro quotidiano dal fruttivendolo?) e maglie/vestiti sufficientemente scollati per allattare. E che comunque spariscono al di sotto di una fascia portabebè. Tutto il resto giace lì, al momento per i posteri.
Rivoglio il mio letto. Ad uso esclusivo mio e del biondo. Rivoglio dormirci tutte le sere, insieme io e lui. Nanerottoli moccolosi ammessi solo per brevi momenti di coccole previa consenso scritto dei genitori; pupazzetti vari, invece, sfrattati in via definitiva.
Rivoglio il mio uomo. E rivoglio essere per lui la sua donna. Rivoglio le nostre chiacchierate dopo cena mentre finiamo di sorseggiare un bicchiere di vino e tiriamo a sorte per l’ultima fetta di dolce; che è assai diverso dal tirare a sorte per chi cambia il pannolino più orrido. Rivoglio le occhiate dolci e piene di desiderio, che al momento attuale si perdono in un mare di sguardi di stanchezza, fatica, sbigottimento di fronte all’ennesimo rigurgito o al concerto di tegami che allieta le nostre serate.
Rivoglio cose che a breve torneranno. A cui non penso neanche tutti giorni, e quando lo faccio mi dico da sola che sono solo il rovescio della medaglia della bellissima avventura di fare una famiglia. Ma intanto mi mancano, e le rivoglio. Perché mi ricordo che per fare questa famiglia e per diventare mamma, sono stata e sono soprattutto questa donna.
Rivoglio tutto quello che tu stai vivendo in questo momento e che so che non potrò più avere! Sono felice di poter dire di averlo avuto ma ormai con un nanerottolo fuori di casa e l’altro con il piede sull’uscio lo urlo forte: LO RIVOGLIO! <3 ps adoro leggerti
Oh che bello Adriana!!! Bello dire così e sapere che un giorno dirò così anche io…
🙂