Tra cinque giorni è Pasqua e l’apice della sacralità sarà raggiunto quando arriverà LUI, l’agnello . Non quello di Dio, bensì quello sul vassoio.
Tra cinque giorni è Pasqua è il mondo è pieno di vegani che sarebbe ti pronti a immolarsi al posto dell’agnello.
Ok forse esagero. Ma di una cosa sono sicura: che saremo in tanti costretti a partecipare a pranzi in cui l’apice della sacralità sarà raggiunto quando arriverà LUI, l’agnello . Non quello di Dio, bensì quello sul vassoio.
E siccome sappiamo bene quello che ci aspetta, ecco qui un ripasso per prepararci psicologicamente all’evento meno cruelty free dell’anno: il pranzo di Pasqua.
1) La povera bestia.
Arriverà, oh se arriverà. Nel ragù, in umido, arrosto, al forno, come povere costolette impanate. Inutile sollevare argomenti a sua difesa, divagazioni nostalgiche di quando LUI era felice e saltellante nei prati. Magari in altri giorni dell’anno ci starebbero anche a sentire ma il giorno di Pasqua no: perché la Pasqua è sacra – non lo sapete? – perché si mangia l’agnello. Amen.
Consigli: guardare altrove e glissare, se ci teniamo a continuare a far parte della famiglia. Consentito solidarizzare con LUI, ma in silenzio.
2) La domanda
Che tanto poi arriva, La Domanda. Quella su cui avete passato notti, per la quale avete speso ore a leggere, confrontarvi, documentarvi fino a convertire ogni dubbio in certezza. Arriva buttata lì tra l’ennesimo brindisi e il lancio annoiato di una mollica di pane, probabilmente gracchiata a bocca mezza piena da un bambinello sdentato: ma perché tu sei vegana/o?
E a quel punto sta a noi: svilire tutto il credo in una frase banalotta tipo “mi piace mangiare così” o “è una dieta” e chiudere l’argomento con buona pace di tutti. Oppure partire con una colta ed appassionata enunciazione delle motivazioni più vere, scelta dalle conseguenze però imprevedibili. Ognuno di noi scelga il suo calice.
Consigli: evitare anche pillole sincere di vita vissuta della serie “sto meglio da quando mangio così” o “lo faccio per gli animali”, perché il sapientone della tavolata non perderà l’occasione di erigersi a difesa della dieta mediterranea o parlarvi della sacralità dei sacrifici animali made in Bibbia.
3) E io cosa mangio?
Tema spinoso, da affrontare in anticipo. Le opzioni vanno dal semidigiuno (perché limitarsi alla Quaresima?), al portarsi la schiscetta pasquale (fa brutto lo so, ma piuttosto che contare i quadretti sulla tovaglia…), al provare a organizzare con lo chef di turno un mini menù alternativo.
Consigli: li chiedo a voi. Testate le prime due opzioni, io quest’anno in preda ad una fede incrollabile nella generosità umana mi butterò sulla terza…auguri!
4) Il self control inglese
O l’aplomb francese. O l’impassibilità russa. L’importante è munirsi di pazienza e calma quando arriveranno le immancabili battute:
– ma dai che un po’ di agnello non ti fa niente!!!
– noi non siamo mica morti…
– ma guarda che è peccato non mangiare l’agnello a Pasqua!
– sicuro che non vuoi assaggiare? Neanche una puntina? Ina ina?
Consigli: SE-RA-FI-CI.
Coraggio. Anche quest’anno, passerà.
Lascia un commento